Il miglior impianto industriale per il lavaggio dei metalli è quello che permette di raggiungere i requisiti di pulizia rispettando la configurazione dei componenti trattati.
Il concetto di configurazione dei componenti riguarda:
Per raggiungere i risultati di pulizia prefissati (secondo gli standard di ogni settore industriale) è doveroso studiare i contaminanti presenti sulla superficie dei componenti metallici.
In linea di massima le particelle di contaminanti hanno una dimensione estremamente piccola.
Granelli di polline e altri residui simili hanno un diametro di circa 30 micron ma esistono alcune particelle di sporco che presentano un diametro di 15 micron o meno.
Sulla base di questa informazione va scelto un sistema di filtraggio appropriato che permette di ridurre la quantità di queste particelle contaminanti, in particolare quelle che si depositano o si ridepositano sui componenti.
Umidità, forze capillari ed i fluidi utilizzati per la lavorazione dei metalli favoriscono il verificarsi di questa condizione.
Secondo certi dati ufficiali, il numero massimo di particelle con una dimensione uguale o inferiore a 25 micron è stato ridotto di un fattore pari a dieci, ma non tutte le aziende riescono a rispettare questo requisito a causa della difficoltà di reperire materiali alternativi che possono essere utilizzati nel durante le diverse lavorazioni.
Per limitare la quantità di contaminanti è necessario agire sulla fonte stessa di contaminazione e fare tutto il possibile per ridurla.
Le particelle di contaminanti sono spesso prodotte dai processi di lavorazione a monte, vedi la molatura, la sabbiatura e la lucidatura.
In questi casi l’agente pulente dovrà essere rispettoso della lega metallica del componente trattato e, allo stesso tempo, dovrà essere energico nel rimuovere i contaminanti dalla superfice senza alterarla, preparando il componente ad altre lavorazioni non abrasive come i trattamenti a caldo e la saldatura.
Spesso queste attività fanno parte delle lavorazioni primarie del processo di produzione dei componenti, dunque non possono essere eliminate: gestire il livello di residui prodotti è l’unica soluzione.
È possibile individuare altre “fonti di produzione di particelle” legate all’ambiente di lavaggio dei componenti:
Infine, possono esserci delle inadeguatezze nei processi produttivi, quelli di test o nell’ambiente stesso.
Pensiamo ad esempio ad un laboratorio dove il sistema di ventilazione non è adeguato e che si trova vicino alle macchine utilizzate nel processo produttivo. Il rischio di contaminazione dei componenti con residui di sporco e altre particelle simili cresce quando il personale che esegue i vari test non indossa, oltre ai guanti, abbigliamento adeguato e sterile.
Negli impianti di lavaggio che sfruttano la tecnologia ad acqua, l’agente di lavaggio viene scelto in base al tipo di metallo, per essere sicuri di utilizzare il prodotto corretto in termini di acidità, neutralità ed alcalinità.
Tutto procede per il “verso giusto” quando la tipologia di metallo trattata è una sola.
Quando emerge la necessità di lavare componenti di materiali diversi emergono diverse incompatibilità e problemi come quello della corrosione sono dietro l’angolo.
Per esempio, per pulire i componenti oggetto di molatura al detergente a matrice acquosa vengono aggiunti specifici additivi che modificano la superficie dei metalli.
Purtroppo, spesso gli additivi aggiunti rendono il detergente troppo aggressivo.
Utilizzati in modo corretto invece i solventi risultano compatibili con tutti i tipi di metalli.
L’uso di solventi è fortemente consigliato:
L’azienda deve pertanto:
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